Auguri, e fra addobbi e luminarie si consuma, come ogni anno, il tempo dei rituali convivi. Anche le socie di Valdelsa Donna si sono riunite lunedì 17 dicembre nei locali della Misericordia di Poggibonsi per il tradizionale appuntamento. L’incontro, svoltosi in un clima di grande amicizia, è stata l’occasione per la presentazione di una pubblicazione sul tema della prevenzione oncologica che all’associazione sta a cuore fin dalla sua nascita. “Morale della favola” il titolo del libretto distribuito da Valdelsa Donna che dalla favola di Hansel e Gretel prende spunto per mettere in discussione la tentazione dei cibi dolci dietro la quale si nasconde la malattia travestita da strega. Il cibo come strumento di prevenzione, citando come testimone Ippocrate, per arrivare ai giorni nostri con le direttive del Dr. Veronesi e del Dr. Berrino, è stato il tema della serata sul quale è intervenuta la D.ssa Alessia Ravenni, dietista di Valdelsa Donna presso il Complesso Ospedaliero di Campostaggia. Le poesie declamate dall’attrice teatrale Lucia Donati hanno fatto da piacevole intermezzo spaziando dall’Ode al Carciofo di Pablo Neruda al nostro simpatico Aldo Fabrizi, che della dieta conosceva un altro aspetto non contemplato nel libretto citato.
“Nun è pe’ fa er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campà d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!”
DeI cibo si è parlato anche nel suo significato simbolico legato alla sfera emozionale e a quel punto è diventato protagonista di una fiaba di Italo Calvino, grazie alla Psicologa Maria Pia Minotti, che da gennaio darà inizio ad un corso di “Autobiografia alla ricerca del sé”, e che, raccontando la storia del “Reuzzo fatto a mano” ha invitato poi i presenti a riflettere sul messaggio metaforico della fiaba.
E ad un tratto, come se i racconti di Calvino e le poesie di Neruda si materializzassero magicamente, la tavola è stata imbandita per la cena di rito. A quel punto è arrivata un’allegra comitiva di donne, partite appositamente dalla Val d’Orcia per una missione di solidarietà a nome della Hop Hope, che da tempo condivide i progetti e le iniziative dell’associazione valdelsana con uno scambio reciproco di esperienze.
La “Hop Hope” di San Quirico d’Orcia racconta il suo progetto col suo stesso nome. “Hop” è l’incitamento a muoversi, a saltare, a scuotersi, “Hope” è la speranza che non ha bisogno di essere spiegata e che è il motore di questo gruppo.